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Fondo Antonio Ondoli (Toni de Meto)
Comune di: Norcen di Pedavena

Raccolta (denominazione): Fondo Antonio Ondoli (Toni de Meto)

TitolaritĂ  della raccolta:
c) privato

Referente Personale: Nerina Budel (Trattoria Al Sole)

Breve Storia:
Raccolta di immagini tratte da lastre di vetro, scoperte nella soffitta di una casa di Norcen, durante i lavori di ristrutturazione. La realizzazione si attribuisce ad Antonio Ondoli, detto "Toni Meto", fotografo-contadino di Norcen. Pur essendoci arrivate in condizioni molto precarie, per le muffe e i distacchi di gelatina operati dal tempo, le immagini rivelano una particolare sensibilitĂ  nella tecnica del ritratto, restituendoci figure molto vivide di personaggi del paese, vissuti nei primi decenni del secolo scorso.

La raccolta è stata integrata recentemente da una serie di stampe cartacee, fornite da alcuni compaesani (Piero De Carli, Giovanna Menegat Tonet, Gualtiero Menegat, Maria Rosa Tonet, Bianca Zabot), molte delle quali portano sul retro il timbro "Antonio Ondoli Fotografo - Norcen".
Nel maggio 2010, in occasione della pubblicazione del libro "Norcen. Storia di un paese" di Lucia Nadin, è stata realizzata una mostra, a cura di Francesco Padovani, col patrocinio del Comune di Pedavena e della Comunità Montana Feltrina, dedicata all'autore. Titolo: "Lo sguardo puro. Antonio Ondoli (1880-1957) e il suo paese, Norcen da Pedavena".

Antonio Ondoli (note biografiche).

Non sono molti i dati rimasti sul suo conto: all’anagrafe risulta nato a Norcen il 24 aprile 1880 come Bortolo Antonio Ondoli e deceduto a Pedavena il 29 novembre 1957. Era registrato con la qualifica di “villico”. Scarse ormai anche le testimonianze di chi l’ha conosciuto: alcuni anziani del paese lo ricordano col soprannome “Toni de Meto”. Viveva in una piccola abitazione, che si affacciava sulla piazza del paese, recentemente demolita. Qui alternava la professione di fotografo a quella di "scarpèr", calzolaio, nel senso che sistemava le scarpe rotte, in particolare "zhocòi" e "galòthe", con la suola di legno e l’aggiunta di chiodi ("bròche") per farle durare di più. Sembra avesse appreso la professione di fotografo andando a lavorare in Austria, da giovanotto, presso la bottega di un ottico-orologiaio. Con i risparmi si era comprato una macchina a lastre di vetro ed un cavalletto, con cui, tornato a casa, aveva cominciato ad eseguire ritratti nel paese. Aveva allestito uno studio all’aperto, nel cortile della sua abitazione, dipingendo anche un rozzo fondale su una tavola di legno. Altre volte caricava la sua attrezzatura sul portapacchi della bicicletta e girava le fiere e i mercati alla ricerca di soggetti disposti a farsi ritrarre per poche lire. La sua attività, iniziata nei primi del Novecento, si protrasse fino agli anni Quaranta, per poi cedere alla concorrenza di altri fotografi, dotati di apparecchiature più moderne e sofisticate. Visse gli ultimi anni della sua vita in condizioni di indigenza, profittando della solidarietà dei suoi compaesani. Della sua produzione fotografica ci è pervenuta una trentina di negativi su lastra ed una decina di stampe su carta: sono per lo più ritratti, singoli o di gruppi familiari, alcuni matrimoni, foto di scolaresche (alcune riportano la Scuola Complementare Agraria di Norcen degli anni 1930-31), foto di lavoro (una famiglia di malgari con le sue mucche in località I Paradìs; un "caldrèr", uno stagnino davanti al suo forno fusorio mentre aggiusta pentole di varie dimensioni; un gruppo di giovani mentre traina un aratro con delle corde al posto dei buoi). Particolarmente significative due foto che ritraggono i compaesani in momenti di svago: una in atteggiamento scherzoso attorno alla fontana di Norcen e l’altra nei pressi della piazza mentre partecipano al gioco degli "ovi coi còp". Non ne è certa l’attribuzione, ma sono molti gli elementi che riportano alla tecnica e stile di Ondoli. Tutte le sue immagini, a volte sporche nei procedimenti di stampa e sviluppo (costretto forse a riciclare le soluzioni di acidi fino all’esaustione delle loro capacità reattive) risaltano per “vividezza”. Sono immagini forti, molto contrastate, dai tagli compositivi spesso inediti (soprattutto le foto di gruppo), sempre ben bilanciate. Esse trasmettono ancor oggi sensazioni di autenticità. Sono foto vere che rivelano una particolare “empatia” del fotografo con i soggetti rappresentati. Sono le foto di un fotografo-contadino che racconta con le immagini la “sua” gente, condividendone in tutto e per tutto i modi di vita.

Consistenza raccolta:
lastre di vetro: Tot. 34
stampe su carta Tot. 12
scansioni digitali: Tot. 46

Tipologia:
Ritratti singoli e famigliari, matrimoni, scolaresche, lavori agricoli, ambulanti, gruppi conviviali.

Contesto di riferimento:
Paese di Norcen

Descrizione analitica del materiale fotografico:
La raccoltà è inventariata: SI
La raccolta è catalogata: SI
In che forma: cartacea

Scansioni digitali:
La raccolta è disponibile anche in digitale: SI percent.: 100%
In quale formato: TIFF
Dimensioni di scansione: 20 X 30 cm e 30x40 cm
Risoluzione: 300 dpi

Accesso al pubblico della raccolta:
consentito esclusivamente per motivi culturali e di ricerca


Forme di collaborazione con l’Archivio Fotostorico Feltrino:

Prestito materiali fotografici per consentirne la riproduzione digitale, con obbligo di citazione della fonte di provenienza in caso di utilizzo pubblico.

Collaborazione a specifiche iniziative di valorizzazione del materiale fotografico (ricerche tematiche, allestimento mostre, pubblicazione cataloghi, videoproiezioni, ecc.)

Data di compilazione: 17 aprile 2008.
Aggiornamento: 5 maggio 2010

Compilatore: Priscilla Arnoffi, Francesco Padovani